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La presidente di quartiere Amorevole, il cardinale Zuppi e don Massimo Vacchetti all'inaugurazione (Foto Dire)
Sotto i portici di Bologna, tre affreschi dedicati alla Madonna hanno trovato nuova vita in seguito al restauro, al civico 1, 2/a e 23 di via de’ Chiari, nel quartiere Santo Stefano. Merito del progetto P’Arte la Run, con cui ogni anno la Curia accompagna la Run for Mary, la corsa non competitiva in onore della Vergine, e promosso dall’associazione Via Mater Dei. Progetto che ogni anno si fa carico di restaurare una delle circa trecento raffigurazioni mariane presenti sotto i portici di Bologna. Un’eccezione importante, quella di quest’anno, perché le tre icone sono state scoperte una dopo l’altra, a pochi metri di distanza. Il restauro ha permesso di datare le raffigurazioni al 1600 (quella del civico 1), agli inizi del 1700 (al civico 2) e addirittura al 1300 la più prestigiosa, al civico 23, a fianco dell’ingresso dell’aula absidale di Santa Lucia.
«Restauriamo per senso civico e laico, perché più bella è la via e più è bella la vita, per senso artistico, perché sono opere belle, e anche per senso religioso», spiega don Massimo Vacchetti, direttore dell’ufficio sport e turismo dell’ Arcidiocesi di Bologna, che insieme al cardinale Matteo Zuppi ha inaugurato questa mattina le tre immagini restaurate in via de’ Chiari, in quello che venne definito il “Triangolo dei Gesuiti”, poiché l’ordine possedeva quasi tutti gli immobili racchiusi tra via de’ Chiari, via Castiglione e via Cartoleria. Grazie al patrocinio del Comune di Bologna, del quartiere Santo Stefano, della Chiesa di Bologna e dell’Università di Bologna, ai contributi di varie fondazioni e dei cittadini, sono stati raccolti 23mila euro per il restauro, che è stato preceduto da un lavoro di individuazione dei proprietari dei muri e per ottenere il via libera della Soprintendenza.
Delle tre immagini restaurate grazie al lavoro di Carlotta Scardovi, due erano sfuggite a ogni censimento, fino a quello del 1983 a opera del Centro studi per la cultura popolare. Curioso che quella al civico 1, sul retro di palazzo Ratta, compare citata sulla mappa di Tuttocittà, ma con indicazione sbagliata, perché si parla di un Cristo Redentore. Si tratta invece, spiega Scardovi, di «una Madonna con Bambino, all’interno di una mandorla, e sospesa in un cielo azzurro. Grazie alle incisioni presenti sull’intonaco è stato possibile, mediante l’acquerello, ricostruire le volute del panneggio e restituire la posizione delle gambe della Madonna». Lo sguardo della Vergine è rivolto verso lo spettatore, come quello del Bambino, «del quale è rimasta solo la sagoma e la mano destra benedicente. Sul capo di Maria splendono otto stelle delle dodici che presumibilmente dovevano esserci in origine: sono state restaurate nell’Ottocento, e questo dimostra un’attenzione all’opera e una fede immutate nei secoli».
La Madonna al civico 1 (foto nella pubblicazione di P'Arte la Run)
Al civico 2, invece, sotto l’unico portico di quel lato della via, si trova l’affresco rotondo, dal diametro di circa un metro, che rappresenta senza dubbio la Beata Vergine di San Luca, ornata con una cornice di rami, fogli e frutti, non ben identificati. La Madonna e il bambino, che sono sovrastati da due putti, sono entrambi incoronati. Per questo si attribuisce l’opera al 18esimo secolo, dopo che l’Arcivescovo Alfonso Paleotti ebbe incoronato il loro capo nel 1603. Anche in questo caso il recupero dell’opera è stato possibile seguendo le incisioni del riporto del disegno, che precede la fase pittorica.
La Madonna al civico 2/a (foto nella pubblicazione di P'Arte la Run)
L’immagine del civico 23, rilevata dal sacerdote e architetto Angelo Raule nel 1957, è un affresco ovale, collocato sul fondo cieco del portico. Rappresenta la Vergine, seduta col figlio sulle ginocchia, in adorazione a mani giunte, e chiamato per questo Adorazione del Bambino. È un frontone a volute, contenuto in una cornice lignea «che non è coeva all’immagine votiva, perché sulla sinistra è presente un angelo che risulta parzialmente tagliato, così come non sono coevi la cimasa e i due elementi decorativi in terracotta », spiega Scardovi. La prestigiosa immagine, delicata e raffinata, «era fino a poco fa protetta da un vetro, ormai impolverato, che la oscurava. I lavori di restauro continueranno anche dopo l’inaugurazione, e l’opera dovrebbe essere completata in un mese, a partire dalle due anfore portaluce che decorano la cornice».
Alle Madonne, che ora sono ritornate al loro splendore originario, «è affidata una unica intenzione: per la pace e il dialogo tra Russia e Ucraina e a Gaza, oltre che per la pace in tutti i conflitti del mondo. Le Madonne ci benedicono, e io benedico via de’Chiari e Bologna: che sia sempre città di unione e incontro», ha detto Zuppi al termine dell’inaugurazione.
Dettaglio della Madonna al civico 23 (foto nella pubblicazione di P'Arte la Run)