Teatro

 

Gli attori in scena (Foto Sofia Civenni)

 

«Il piacere dell’amore sta nel cambiamento. Io sento il cuore capace di amare tutto il mondo, e come Alessandro Magno vorrei ci fossero altri mondi per estendere le mie conquiste amorose». La magia del classico, intramontabile Don Giovanni. Le parole che risuonano inconfondibili nei secoli riaffiorano ancora oggi nell'allestimento “Don Giovanni”, diretto da Nanni Garella e ispirata a Molière, che è stato in scena nella sala Thierry Salmon dell'Arena del Sole. Poche poltroncine, messe a semicerchio come in un antico teatro greco, quando il pubblico era appeso al filo della catarsi. Una storia tragica, di per sé, ma anche comica. Lo spettacolo di Ert si inscrive nel progetto Arte e Salute, nato nel 2000 in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale dell'Azienda Usl di Bologna. Garella afferma di avere scelto come punto di partenza l’incontro fra Don Giovanni e il povero: scena da autentico teatro della crudeltà. In questa rivisitazione, che risente dell’influsso di Mozart ma anche di altri autori e compositori, Don Giovanni è sì libertino, ma soprattutto è colui che incarna il pensiero libero, un precursore della Rivoluzione francese, ancora incompreso. Intrigante la decisione del regista di scegliere come protagonista una donna, Michela Lucenti, danzatrice e coreografa del Balletto Civile, che con Ert ha uno stretto sodalizio. La presenza di Michela, accanto agli attori di 'Arte e Salute', incuriosisce lo spettatore. Don Giovanni è una un personaggio che ha senso di esistere solo nella finzione. Da ricordare che Balletto Civile e Arte e Salute avevano già realizzato nel 2023 "Porcile" di Pasolini.

 

La recensione è tratta dal Quindici del 29 maggio 2025