Aeroporti

L'aeroporto di Bologna Guglielmo Marconi (foto dell'ufficio stampa)
«Spingiamo da tempo con il piano nazionale degli aeroporti per un’integrazione tra Bologna e Forlì. Chiediamo ai proprietari del Marconi di acquisire una partecipazione del 30%, gratuitamente, dell’aeroporto di Forlì che porti anche a una valorizzazione del restante 70%». La dichiarazione fatta a RaiNews 24 del presidente dell’Ente nazionale di aviazione civile, Pierluigi Di Palma, ha riportato in primo piano il tema aeroporti nei cento chilometri di via Emilia tra Bologna e Rimini. La partecipazione di Bologna nel Ridolfi di Forlì permetterebbe per Di Palma di «trasferire traffico, garantire equilibrio economico ed evitare la saturazione del capoluogo». Un’idea che però non viene condivisa dal presidente del Marconi Enrico Postacchini, che parla di una differenza abissale tra gli scali emiliano-romagnoli e riconosce solo in Rimini un possibile interlocutore per un’intesa.
Proprio tra Forlì e Rimini la presa di posizione dell’Enac ha originato alcuni screzi fra i due primi cittadini. Ha cominciato il sindaco riminese dem Jamil Sadegholvaad, suggerendo favoritismi per «una città governata dal Centrodestra (Forlì ndr) supportata da un ente nazionale». Nel successivo botta e risposta il sindaco di centrodestra di Forlì Gian Luca Zattini ha parlato di una Rimini appendice della provincia forlivese, mentre Sadegholvaad ha ribattuto che la sua città cammina da sola e vola meglio di quanto faccia il Ridolfi a Forlì. Scaramuccia che si è risolta il 27 maggio, quando a margine della conferenza stampa per la presentazione di Rimini Wellness Off proprio Sadegholvaad ha ridimensionato l’accaduto dichiarandosi pronto a lavorare insieme per uno sviluppo che non coinvolga solo le due province ma sia regionale.
La tensione sul tema aeroporti nel triangolo, che geograficamente è una line retta, tra Bologna, Forlì e Rimini è comunque palpabile, aumentata anche dalla pressione che arriva dalla Regione. Il presidente De Pascale è infatti tornato a parlarne dopo l’invito dell’Enac, descrivendo un Marconi «vicino alla saturazione, se i flussi turistici continueranno ad aumentare dovremo lasciare a terra dei passeggeri. Per questo abbiamo avviato uno studio per una legge regionale sul sistema aeroportuale per scongiurare una situazione in cui degli scali sono oberati e altri sono vuoti».
L’aeroporto di Bologna nel 2024 ha registrato 10,8 milioni di passeggeri e dovrebbe raggiungere i 12 entro il 2030. Nel primo trimestre del 2025 ha dichiarato ricavi per 36,2 milioni di euro, in crescita del 18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le preoccupazioni sul raggiungimento della capienza massima sono però motivati, sia dalla realtà dei fatti, che dagli studi che erano stati commissionati nel 2004 quando il Marconi ricevette l’ampliamento strutturale che gli ha dato l’aspetto che ha ancora oggi. Queste previsioni parlavano di un massimale di dieci o undici milioni di passeggeri. Ne abbiamo parlato con l’ex presidente dell’aeroporto ed ex presidente dell’azionista di maggioranza dell’epoca, la Camera di Commercio, Gian Carlo Sangalli.