Confindustria

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria (foto Ansa)
«In Europa si sono fatte norme senza tenere conto della realtà mettendo a rischio interi settori, come quello dell’auto, fiore all’occhiello della mia Emilia-Romagna. È grave, perdiamo competitività, soprattutto con la Cina». Lancia l’allarme il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dal palco dell’assemblea nazionale, puntando il dito contro il “big rule” delle norme burocratiche comunitarie. «Non lo diciamo solo noi, lo dice Merz dalla Germania, lo dice l’ex premier Blair dal Regno Unito, serve semplificare, liberarci dai vincoli che ci siamo autoimposti e che i nostri rivali in America e Cina non hanno», continua Orsini, elencando i settori più forti in Italia e più colpiti dalla severità delle norme europee: il packaging, il riciclo sfavorito rispetto al riuso, le imprese farmaceutiche che rischiano l’accorciamento della protezione dei brevetti, le norme sul commercio delle emissioni che hanno portato a importare cemento da fuori Europa. «Oltre il 70% della normativa per le imprese arriva dall’Unione, ma se riuscissimo a ridurre le barriere interne la produzione potrebbe aumentare del 6,7%. Si parla di mille miliardi di euro». Chiede poi un piano di investimenti, un “New generation EU” per l’industria, e l’accelerazione dei lavori per la stipula di accordi commerciali con nuovi mercati, i paesi del Sud-Est asiatico e quelli sudamericani, per contrastare l’incertezza creata dalla presidenza statunitense di Donald Trump e i suoi dazi.
Non mancano critiche anche a livello nazionale. Orsini chiede il disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas, causa di sovraccosti fino all’80% più alti di quelli europei, e un investimento di otto miliardi all’anno per i prossimi tre anni dal governo. L’obiettivo, una crescita del Pil di almeno il 2%. «Si può fare di più, delle ottanta proposte a costo zero che abbiamo presentato solo otto sono state approvare e sei sono in fase di approvazione», ha specificato.
Una risposta formale dall’Europa è arrivata subito dopo, nell’intervento della presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola. «L’Europa e le sue istituzioni sono vostre alleate», ha esordito, specificando che «vogliamo offrire soluzioni, non essere parte del problema». Per Metsola all’Unione non manca niente: «Capitale, ricerca, competenza, talento, serve solo un cambio di mentalità. Le ultime elezioni europee ci hanno mandato un messaggio chiaro, ossia che molti si sentono esclusi. Meno moralismo burocratico, più concretezza».
«Siamo in un secolo in cui nulla è come prima, cambiano le nostre alleanze commerciali, cambia la tecnologia con l’Ia, cambia la produzione con la transizione verde. Serve cha cambino anche i nostri strumenti» ha terminato Orsini.
Critico il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini: «Chiedono soldi pubblici per gli investimenti, i soldi privati quand'è che ce li mettono? Dati di Mediobanca dicono che dal 2019 a oggi l'80% dei profitti delle imprese sono stati reinvestiti fuori dal nostro Paese. La prima responsabilità sarebbe rimettere i soldi sul territorio, non nella speculazione finanziaria».