Sindacati

Gli scioperanti delle ferrovie davanti alla stazione centrale (foto di Michelangelo Ballardini)
È una giornata d’incertezza alla stazione di Bologna per i viaggiatori che nell’atrio vedono cancellati treni su treni a causa dello sciopero sindacale. La stessa incertezza che i dipendenti delle ferrovie in manifestazione fuori, in Piazzale Medaglie d’Oro, vivono dal dicembre 2023, quando il loro contratto collettivo nazionale di lavoro e il contratto aziendale del gruppo Ferrovie dello Stato sono terminati senza che si arrivasse a un accordo per i rinnovi. A diciotto mesi di distanza la situazione non è cambiata, per questo le sezioni trasporti di Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per il 6 maggio uno sciopero nazionale di otto ore, dalle 9 alle 17.
Mentre gli altoparlanti della stazione ripetono costantemente avvisi che iniziano con “Annuncio cancellazione treno”, fuori vengono gridati slogan nel megafono, viene suonato un corno e sono incessanti i suoni acuti dei capotreno che oggi soffiano nei propri fischietti non per annunciare la partenza di una corsa, ma per manifestare la propria condizione.
«La situazione non è più sostenibile. Ferrovie dello Stato fatica ad assumere perché gli stipendi sono troppo bassi e non bastano più per pagare un affitto e vivere in città e in generale in regione. E ci sono pressioni sul sindacato dai lavoratori che stanno seriamente considerando di andarsene e cercare lavoro altrove», racconta il coordinatore della mobilità ferroviaria della Cgil Daniele De Maria. Le questioni sono tante: oltre agli stipendi si parla di orari consoni per la gestione del rapporto vita-lavoro, dignità della professione, benessere e sicurezza sul posto di lavoro. «L’Emilia-Romagna è la seconda regione per aggressioni al personale ferroviario dopo la Lombardia – ricorda Lucio Pantini, segretario regionale ferrovieri Uilt – anche se è già partita una sperimentazione per il controllo dei biglietti prima della salita in carrozza e collaborazioni con la polizia ferroviaria, il problema rimane pressante. Su questo la dirigenza e noi sindacati abbiamo la massima coesione».
Ci sono disaccordi invece sulla questione premi di risultato. A detta di Pantini Ferrovie dello Stato naviga in buone acque, ma i risultati positivi dell’azienda non si traducono in gratifiche per i lavoratori. D’accordo con lui Manola Cavallaro, segretaria regionale della Federazione italiana trasporti Cisl, che sottolinea anche che «sono i ferrovieri a far girare l’Italia. Si parla spesso di trasporto merci su gomma e troppo poco di quello sui binari. In un’epoca di politiche verdi e di spinta alla decarbonizzazione i treni possono e devono essere più valorizzati».
Interessati dallo sciopero nazionale sono circa 100.000 dipendenti. «A Bologna l’adesione è stata buona, abbiamo avuto un ottimo riscontro sia fra gli operai che fra i quadri», spiega De Maria mentre è circondato dalle bandiere sventolanti. Bianche e rosse quelle Cgil, verdi e bianche quelle Cisl, blu e azzurre per la Uil.
Tutto il mese di maggio sarà periodo di disagi sulla circolazione ferroviaria a livello nazionale, con oltre trenta agitazioni da Nord a Sud.