Intervista

Mancano solo due giorni al 25 Aprile – l’anniversario della liberazione d’Italia dall’occupazione nazifascista – e come ogni anno la ricorrenza simbolo della resistenza partigiana sarà al centro della narrazione mediatica e politica nazionale. Mentre nelle scuole e sui giornali vengono proposti numerosi approfondimenti per comprendere la portata storica e culturale di questo anniversario, InCronaca si chiede come i social media si inseriscano nel panorama della divulgazione sulla Resistenza. Tik-Tok e Instagram – a oggi una delle piattaforme privilegiate dai giovani per informarsi sull’attualità – sono in grado di tenere insieme la complessità e un’accessibilità ampia? Ne parliamo con Rey Sciutto che, con il suo mezzo milione di seguaci sui social – e una collaborazione attiva con gli Uffizi dal 2023 –, è uno dei divulgatori di storia dell’arte più cliccati sul web.

 

Cosa le viene in mente quando si parla di Resistenza?

«La prima cosa a cui penso è Bologna, medaglia d’oro per la Resistenza. Io il 25 aprile l’ho scoperto proprio qui, nella storica roccaforte rossa d’Italia. Poi ci sono anche tanti simboli legati a questa giornata. Le canzoni, “Bella ciao” in testa, che a mio parere non dovrebbe rientrare in un patrimonio culturale esclusivo della sinistra, ma un simbolo condiviso da tutti».

In che modo i social rappresentano questa ricorrenza?

«Innanzitutto credo che i social rappresentino un mezzo d’informazione fortissimo, perché tutti lo utilizzano, non solo i più giovani. Proprio per questo dovrebbe svilupparsi qui una nuova forma di resistenza, di cui al momento vedo solo un timido inizio. Bisognerebbe fare di più per colmare la mancanza di contenuto che la politica riserva all’argomento. Dal dopoguerra ad oggi, infatti, la retorica sul 25 aprile non è cambiata né a destra né a sinistra».

Pensa che il 25 aprile potrebbe diventare un tema pop?

«Penso che lo sia sempre stato fino adesso. Ma con questo governo di destra, che influenza i media e che non è mai riuscito davvero a pronunciare la parola “antifascista” per definirsi, ci sia davvero necessità di approfondire il senso della Resistenza. Il fascismo, come diceva Umberto Eco, è solito presentarsi sotto facce diverse e col passare del tempo si evolve. È nostro compito riconoscerlo e combatterlo».

È possibile portare avanti questa lotta sui social?

«Si dovrebbe partire da un’educazione maggiore del pubblico, fargli capire come utilizzare lo strumento al meglio, poi è ovvio che in piattaforme come Tik-Tok e Instagram è possibile dare delle “pillole” per incuriosire, dopodiché tocca a chi guarda decidere di informarsi meglio. L’unico social in cui è possibile sforare coi minuti per approfondire è Youtube, che oltre a essere il più seguito è anche quello in cui l’utente ha la sensazione di avere più possibilità di scelta».

Quindi solo Youtube è adatto a fare divulgazione sull’anniversario della liberazione?

«Assolutamente sì, credo che di Resistenza si possa parlare in modo esaustivo solo su Youtube. Un anno fa io ho caricato un rapido video su Tik-Tok in cui spiegavo chi era Irma Bandiera in occasione del 25 aprile, ma rientra nella modalità della “pillola”, non c’era modo di approfondire oltre».  

 

Foto concessa dall'intervistato