economia E-R

«Nel primo semestre del 2023 l'economia della regione rallenta. L’industria ristagna, soprattutto a causa del deciso calo delle esportazioni, ma frenano anche l’edilizia e il settore dei servizi». Pietro Raffa, direttore della sede di Bologna della banca d'Italia, presenta con queste parole il report sulla congiuntura dell’Emilia-Romagna nei primi sei mesi del 2023.

Gli fa eco Marco Gallo, economista e capo della divisione analisi e ricerca economica: «La frenata c'è stata, in parte era anche attesa. Ha riguardato soprattutto il settore delle costruzioni, ma ha interessato anche i servizi dove sembra essersi esaurita la spinta che derivava dal recupero post pandemia».

Entrando nel dettaglio, dopo un primo trimestre vivace, nel 2023 l’economia regionale ha subito una decisa battuta d’arresto. Tra instabilità geopolitica, inflazione, tassi d'interesse in crescita e alluvione, nel primo semestre la crescita del Pil si è fermata all'1,2%, in linea con la media nazionale, ma molto peggio dell'anno scorso e con la prospettiva di non vedere miglioramenti nei prossimi mesi.

La produzione industriale si è praticamente arrestata: rispetto al periodo precedente la crescita è stata solo dello 0.4%. Il calo ha riguardato, in particolare, il settore della ceramica e quello farmaceutico. La causa, secondo Marco Gallo, «è da ricercare nel rallentamento dell’export, che è del 3%. Questo importante calo dell’export è stato causato dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche internazionali che hanno provocato una drastica diminuzione del commercio mondiale».

Anche le costruzioni fanno registrare una battuta d’arresto a causa della rimodulazione dei bonus fiscali nati dopo la pandemia di covid, in particolare di quello del 110% che aveva dato una decisa spinta al settore. In particolare, spiega sempre Gallo, «prevediamo un azzeramento delle costruzioni private e una ripresa nel pubblico grazie al Pnrr». Decelera anche il terziario, che risente della contrazione dei consumi delle famiglie e dei cali di produzione nella manifattura.

Meglio il turismo, che però cresce comunque meno rispetto all’anno scorso, e che vede diminuire il tempo medio del pernottamento: questo a causa dell’inflazione e del diminuito potere di acquisto degli italiani, che rappresentano la quota maggiore di turisti. L’inflazione, infatti, unita all'aumento dei tassi d'interesse che ha fatto lievitare le rate dei mutui, ha pesantemente impattato sui redditi e sul potere di acquisto delle famiglie che sono state costrette a tirare la cinghia e a ridurre i consumi.  

Bene invece il mercato del lavoro con l’occupazione che fa registrare un aumento dell’1,5% tranne nelle zone colpite dall’alluvione dove le assunzioni si sono fermate.

A conclusione ha parlato di nuovo Marco Gallo che ha detto: «Per far ripartire il motore Emilia-Romagna servirebbe il carburante Pnrr.  L'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è un fattore cruciale, ma per ora la spinta all'economia non c'è stata. Ce l'aspettiamo nei prossimi anni».

 

Foto di Federico Iezzi