le vie dei "patrioti"
Fulvio Cammarano, professore ordinario di storia contemporanea dell’Ateneo bolognese e direttore del Master in giornalismo di Bologna, non ha dubbi sulla necessità di chiarire il significato dei termini “partigiano” e “patriota”. Nell’intervista che ci ha concesso, il professore ha ribadito la propria posizione favorevole alla scelta della Giunta Lepore di rimuovere la parola “patriota” dalle targhe commemorative dei partigiani,.
Direttore, da quanto emerge dall’articolo che ha scritto per il Corriere di Bologna, lei condivide la scelta fatta dal sindaco Lepore.
«Assolutamente sì. L’ho scritto in quell’articolo e lo ribadisco anche adesso: l’uso di termini come “patriota” e “partigiano”, senza la specificazione dei valori e degli ideali per cui la persona commemorata ha combattuto, rende queste parole “espressioni monche” e sempre più incomprensibili alle generazioni future».
Lei motiva questa sua posizione dicendo che, come parola isolata, “partigiano” significa “chi sta da una parte” o “chi si batte per una certa parte politica”, ma non specifica di quale schieramento si sta parlando.
«È vero. Faccio presente che lo stesso problema si riscontra anche con il termine “patriota”. Per esempio, “patriota” si può applicare ugualmente sia ai garibaldini sia ai soldati borbonici, sia al Comitato di Liberazione Nazionale sia ai repubblichini di Salò. Entrambi gli schieramenti combattevano “per la Patria”, ma la differenza fondamentale che ci consente di non confonderli è la diversa idea di Patria per cui si battevano. È questo il problema che non tutti conoscono, anzi la maggior parte delle persone ormai usa “patriota” e “partigiano” senza sapere esattamente a quali idee e valori queste persone avevano aderito. Faccio anche presente che le targhe commemorative di una città come Bologna sono un mezzo di comunicazione, perciò è necessario che il loro contenuto spieghi con chiarezza le ragioni per cui quelle persone vengono ricordate».
Questa sua spiegazione non è stata data con la stessa chiarezza dalla Giunta Lepore e da alcuni giorni le opposizioni stanno protestando definendo questa scelta «un provvedimento-fuffa». Secondo lei queste reazioni ci sarebbero state comunque, anche di fronte a una spiegazione simile?
«Io credo che queste proteste ci sarebbero state in ogni caso, con o senza spiegazione da parte del sindaco, perché hanno a che fare con l’eliminazione della parola “patriota” che è percepita ad appannaggio della destra, come conferma l’utilizzo sproporzionato del termine da parte di Mussolini. A Sinistra si è cercato di recuperare la parola “patria”, dopo la Seconda guerra mondiale, a partire dall’impegno del comunista Palmiro Togliatti e negli anni ’80 del socialista Sandro Pertini. Si trattava infatti di distinguere due ideali di Patria: quella razzista e autoritaria in cui si identificavano i fascisti e quella libera e democratica figlia della Resistenza».
Lei quindi fa presente un problema che va ben oltre l’ideologia del singolo, cioè non si tratta dell’essere di destra o di sinistra. Il problema è usare correttamente le parole per far capire come sono andate le cose.
«Per essere chiari: ogni volta che si usa una parola, come appunto “patriota” o “partigiano”, occorre mettere in primo piano, contemporaneamente, l’azione e l’ideale per cui certi personaggi storici hanno combattuto o si sono sacrificati. Quello che molti non comprendono è la necessità di risalire, quando si racconta la storia di qualcuno, all’essenza chiarificatrice delle parole. Ciò significa risalire all’idea, al valore politico in cui si è creduto e, pertanto, in un dibattito storico fornire un quadro più completo andando oltre il discorso della mera polemica politica».
Nell'immagine Fulvio Cammarano - Foto della redazione del Master