femminicidi
«Un uomo che smentisce una responsabilità collettiva rispetto alla violenza di genere, dichiarandosi diverso da un assassino, nasconde una visione sessista e maschilista del mondo». Commenta così Anna Pramstrahler, direttrice della Biblioteca italiana delle Donne e cofondatrice della Casa delle Donne di Bologna, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin e rispetto al dibattito che si è accesso sulla responsabilità collettiva degli uomini, tirata in causa proprio dalla sorella della vittima, Elena Cecchettin.
«La violenza di genere ha origine da un problema strutturale che riguarda tutto il mondo – spiega Pramstrahler –. La gerarchia di potere che vede l’uomo superiore alla donna e in grado di esercitare il potere su di lei, è inconsciamente insita dentro tutti gli uomini, fin dall’infanzia».
Nei casi peggiori, questa presunta supremazia sfocia nell’uccisione di una donna. «Anche il femminicidio nella testa degli uomini viene giustificato dal modello culturale dentro al quale vivono, che semplicemente li porta a pensare che il mondo funzioni così perché ha sempre funzionato così», dice la direttrice della Biblioteca Italiana delle Donne.
Pramstrahler insieme al gruppo Casa delle Donne per non subire violenza, lavora dal 2005 alla raccolta dei dati riguardo i femminicidi in Italia. «Io concordo sulla responsabilità collettiva, molti uomini sminuiscono il problema perché si considerano diversi da un assassino, ma dal 2005 al 2022 centinaia di uomini hanno ucciso 2.038 donne. Non tutti certo, ma comunque troppi».
Le parole di Elena Cecchettin «sono quelle di una donna coraggiosa con una grande coscienza politica, che nonostante il dolore, pensa alla sicurezza di tutte – dichiara la fondatrice della casa delle donne –. È importante imparare a riconoscere i primi segnali di possesso e volontà di controllo, campanelli d'allarme che spesso sfociano in violenza fisica».
«La cultura dello stupro, parte integrante della nostra società, ha insegnato agli uomini ad assolversi dalla responsabilità se non arrivano a uccidere una donna – ha detto Valeria Fonte, attivista e scrittrice che vive a Bologna durante il suo intervento a Quarta Repubblica –. Il concetto di “not all men”, che ha spopolato sui social in questi giorni, permette di sottrarsi alla responsabilità. Il problema non è solo il femminicidio, il problema è anche un fidanzato che decide come deve vestirsi la sua fidanzata, che la costringe ad avere rapporti sessuali, che le controlla il telefono. Chi compie questi gesti o chi non fa nulla per evitare che altri li compiano, è ugualmente colpevole».
A tutte le donne che stanno leggendo: se vi sentite in pericolo, se state subendo una violenza di qualsiasi tipo o avete dubbi in merito, non esitate a rivolgervi ai centri antiviolenza. Per il territorio bolognese: Casa delle Donne al numero 051 333173.
Nell'immagine Anna Pramstrahler, direttrice della Biblioteca italiana delle Donne e cofondatrice della casa delle donne. Foto di Martina Rossi