nuovi media

La giornalista del “The Observer” Carole Cadwalladr aveva lasciato le zone rurali del Galles decenni prima, quando fabbriche e acciaierie stavano chiudendo e si respirava aria di crisi. Quando però nel 2016 è tornata nel Galles meridionale, a Ebbw Vale, ha trovato una città completamente diversa: nuove fabbriche, un nuovo college, nuovi centri polifunzionali. Ebbw Vale è tornata a vivere e prosperare grazie a fondi europei, ma per il 62% dei gallesi di quel distretto l’Unione Europea non aveva fatto mai nulla per loro, e anzi il Galles era preda dell’immigrazione e di problemi economici: il risultato è stata la vittoria del leave, la Brexit. Eppure – racconta Cadwalladr nel suo celebre intervento al convegno Ted di Vancouver del 2019 – tra quei 18mila abitanti c’era solo un’immigrata, una signora originaria della Polonia, il tasso di immigrazione era il più basso del Galles e il Paese aveva ricevuto fondi per un valore maggiore di quanto versato dai cittadini. La maggior parte del dibattito sulla Brexit si era svolta non sui giornali, ma su Facebook, la piattaforma che in precedenza aveva bannato la giornalista per aver scoperchiato il vaso di Pandora di Cambridge Analytica.

L’episodio di Ebbw Vale compare tra le prime pagine di “Il medium siamo noi”, il manuale di giornalismo di Giampiero Moscato, direttore delle testate e dei laboratori del Master di Giornalismo di Bologna, scritto in collaborazione con Tommaso Romanin e Francesco Monti per Mondadori. L’intervento di Cadwalladr è un punto, nelle sue tante declinazioni, su cui si insiste molto: il mondo dell’informazione è in crisi e destreggiarsi tra le tante notizie – o presunte tali – significa muoversi in un pantano: un’impresa non semplice, che rischia di essere sgradevole. E se ai giornali, nelle loro varie forme, si sommano o, peggio, si sostituiscono i social network, i rischi di cattive o false informazioni aumentano esponenzialmente, come ha dimostrato Carole Cadwalladr.

Il titolo del manuale è chiaro: “Il medium siamo noi”, ovvero, parafrasando, il fatto esiste in autonomia, ma siamo noi giornalisti a dare vita alla notizia ma anche che chiunque, con un cellulare, può dare notizie al mondo, farsi giornalista, seppure impropriamente. In circa 400 pagine, gli autori ripercorrono la storia del giornalismo e i suoi sviluppi, a partire dal primo graffito nell’isola di Sulawesi in Indonesia, risalente a 45mila anni fa, che rappresenta una varietà di cinghiale della zona. Nelle sue cinque sezioni il manuale tratta nel dettaglio dei “giornalismi”, come è indicato nel sottotitolo in copertina: «Tra carta, web, giornalismo dei dati e molto altro, parlare di un solo e unico tipo di giornalismo è inutile oggi, oltre che fortemente limitante», sostiene Moscato. Le nuove tecnologie stanno continuando a cambiare il mondo dell’informazione e ci si sta sempre più avvicinando verso il bivio della scelta, se accogliere o meno strumenti basati sull’intelligenza artificiale. L’Italia, al momento, ha preferito nascondere la polvere sotto il tappeto, rendendo irraggiungibile ChatGpt con una decisione che ha fatto discutere parecchio. Il rischio è trovarsi impreparati all’utilizzo e alla comprensione di un potente strumento.

«Qualunque strumento diminuisca il ruolo di importanza dell’essere umano è vissuto male: è successa la stessa cosa con l’avvento dei computer e ancora quando la figura del poligrafico è diventata obsoleta, una volta che il giornalista ha avuto accesso diretto ai pc. Eppure l’intelligenza artificiale è uno strumento formidabile, già adesso alcune notizie di agenzia, soprattutto di finanza, borsa e sport, sono scritte tramite intelligenza artificiale», dice Moscato. La percezione è che questi strumenti possano superarci o persino cancellarci, ma «anche se la tecnologia cambia il modo di dare le notizie, la modalità di raccolta dei dati e delle informazioni resta la stessa. È un compito che spetta al giornalista, che può avvantaggiarsi con gli strumenti informatici, specialmente in campi tecnici come il giornalismo dei dati», ha continuato. Per Romanin è troppo presto per prevedere i futuri sviluppi dell’intelligenza artificiale in campo lavorativo, ma ciò che resterà essenziale è «l’intelligenza del giornalista, che fa la vera differenza. Il suo sguardo abbraccia il fatto e rende possibile l’interpretazione: un’operazione che ChatGpt non può fare».

Il mondo dei “giornalismi” è in forte mutamento, tra alti e (tanti) bassi: «Il giornalismo su carta è in crisi – riconosce Romanin – ma il suo particolare modo di fare informazione ha ancora vita lunga: in futuro potranno non esserci più edicole, ma uno spazio strutturato, in cui raccogliere notizie certe, analizzate e approfondite per il giorno successivo, rimarrà sempre, anche se forse sotto altre forme». Il presidente dell’Ansa Giulio Anselmi, che ha curato la prefazione al manuale, ha scritto che «il declino è innegabile, ma – ha aggiunto – bisogna gestirlo»: i giornali devono riscattarsi dalla pesante perdita di credibilità degli ultimi decenni, tra le principali cause di disaffezione del pubblico. La pandemia ha contribuito a evidenziare l’essenzialità di un’informazione verificata ed efficace: in un momento storico in cui l’accesso all’informazione “autoptica” è stato giocoforza compromesso, il lettore – se mai in passato avesse fatto diversamente – ha dovuto necessariamente affidarsi ai media, nelle varie forme, per conoscere il mondo. «Tra tante notizie false o vere e proprie bufale, è stato essenziale avere un mezzo di informazione affidabile: le agenzie di stampa hanno avuto un ruolo di traino nel mondo dei giornali», dice Romanin. Di fatto, dopo la pandemia – crisi in cui pure sono stati commessi numerosi errori di comunicazione e informazione – l’attenzione alle notizie verificate è cresciuto e testate e pagine online come “Facta” o “Pagella politica” hanno guadagnato sempre più terreno. Anche l’Ansa ha avvertito la necessità, proprio nel periodo pandemico, di tutelarsi contro le fake news con il proprio sistema “AnsaCheck”, basato sulla tecnologia blockchain, che permette all’utente di verificare la veridicità di una notizia risalendo alla fonte originaria.

Affidabilità e credibilità sono due nuclei essenziali per il riscatto del giornalismo: è un caso lampante quello del “New York Times”, che nel 2011 era a rischio chiusura e che adesso conta quasi sette milioni di abbonati e quattrocento nuove assunzioni. «I giornali americani e anglosassoni hanno forse compiuto il giro di boa: dopo la crisi ora i lettori dicono “È vero perché è scritto sul giornale”, una frase che in Italia non sentiamo da troppo tempo», dice Moscato. Il futuro del giornalismo passa inevitabilmente dai giovani: il rimpianto è vedere nuove leve iperqualificate, in grado di svolgere numerosi lavori originariamente suddivisi in varie figure (montaggio audio/video, social media, scrittura), che stentano a trovare la propria strada nel mondo editoriale, che tende a sfruttarli e pagarli troppo poco». La formazione dei giornalisti è una faccenda seria che non andrebbe presa sottogamba: «Quando ho iniziato il praticantato c'era ancora la volontà di far crescere e formare i nuovi arrivati. Li si metteva alla prova e si spulciavano i testi alla ricerca di errori. Oggi si ha poco tempo per questo: si è preda della frenesia», continua. «Lasciare che la formazione dei futuri giornalisti sia compito di editori senza scrupoli è suicida per gli editori stessi. Credo che una formazione che unisca il sapere accademico a quello pratico, come avviene nei master, sia la strada più proficua: le figure che si formano sono davvero a 360 gradi, con competenze che spaziano dal diritto all’economia, dallo sport alla cultura». I master di giornalismo, spesso ingiustamente tacciati di essere “fabbriche di disoccupati”, rappresenterebbero invece un’efficace fucina di sapere e saper fare: il terzo elemento, dopo affidabilità e credibilità, che potrebbe costituire il riscatto dalla crisi del giornalismo.

 

Questo pezzo è già stato pubblicato nel numero 5 del Quindici, il bisettimanale di InCronaca, del 20 aprile 2023. 

 

In apertura la copertina del manuale "Il medium siamo noi" edito da Mondadori