Università

In seguito alla pubblicazione della classifica delle migliori università, cui l'Alma Mater si inserisce tra le prime 200 al mondo anche grazie all'ottimo 42/o posto in classifica di Giurisprudenza, InCronac@ ha intervistato il direttore del dipartimento di Scienze giuridiche Michele Caianiello, 53 anni. Il direttore ci ha parlato dei nuovi progetti e dei desideri futuri del dipartimento.

Secondo lei, quali sono le motivazioni e i meriti che hanno consentito al dipartimento di Scienze giuridiche di aggiudicarsi il 42° posto nella classifica mondiale delle migliori università?

«Sicuramente il miglioramento di alcuni elementi nel corso del tempo ha contribuito. Abbiamo fortemente potenziato l’internazionalizzazione sotto due specifici profili: maggiore proposizione di progetti di ricerca e l’introduzione del corso di laurea magistrale in inglese. Per quel che riguarda i progetti di ricerca, si sono decuplicati negli ultimi anni e attualmente ne abbiamo circa un centinaio. Sono aumentati quelli di carattere europeo, rispetto a quelli soltanto finanziati dal governo italiano, il che significa progetti più ricchi che assicurano maggior visibilità sul piano internazionale, aumentando così la reputazione della nostra università. Inoltre due docenti del nostro dipartimento hanno vinto due Erc (European Research Council), i progetti più importanti che l’Unione europea bandisce. Un altro fiore all’occhiello è il corso in inglese, varato all’inizio del mio mandato. Il corso prevede un numero programmato di 100 studenti, attualmente sono circa 80 ma le applicazioni per iscriversi superano circa i 200».

In quali rami il dipartimento prepara meglio gli studenti?

«In generale la forza del dipartimento risiede nel metodo, nell’approccio all’insegnamento, che guarda prima di tutto ai principi, alla cultura giuridica di fondo e si dedica alla questione di aggiornamenti nell’ultimo anno di scorso. Questa scelta poteva risultare problematica in passato ma si sta rivelando vincente. Gli ordinamenti negli ultimi 15 anni sono molto mutevoli, cambiano fin troppe volte e più diventa complicato il diritto scritto nella legge, più è importante avere una base e una conoscenza di fondo solida. Questo metodo di insegnamento antico è diventato ora modernissimo, ragione per cui il corso di inglese riscuote molto successo all’estero. Gli studenti stranieri vengono per imparare il metodo bolognese che viene portato avanti da secoli».

Per quel che riguarda il diritto internazionale, viene spesso indicata l’università di Milano come la migliore in Italia. È così? Lei che ne pensa?

«Non ho elementi per smentire questa idea. L’università Statale di Milano è sicuramente ottima e si compone di dipartimenti molto forti in ambito internazionale. Mi sento di dire però che Bologna non ha nulla da invidiare, le nostre aree sono molto competenti così come i nostri docenti. Abbiamo dato il via ad un progetto insieme al Parlamento, per prevenire i cyber attacchi che potrebbero esserci nelle prossime elezioni in Polonia, per esempio. Onore al merito per Milano, ma anche noi ce la caviamo».

Quanti sono gli studenti iscritti oggi? È un trend in calo o in aumento?

«Il numero di studenti iscritti è stato in aumento fino all’anno accademico 2021/2022, arrivando a contare 2.200 studenti, sommando i cinque corsi del dipartimento. Quest’anno siamo intorno ai 2.000 iscritti. Non siamo preoccupati per questa leggera flessione, perché ad ogni modo abbiamo numeri superiori rispetto a due anni fa. Anzi, è un successo da un certo punto di vista poiché negli ultimi dieci anni siamo sempre stati in crescita. Probabilmente il lieve calo è dovuto al fatto che le lezioni siano di nuovo in presenza e a Bologna non è semplice trovare casa».  

Aspetti da migliorare?

«Si può sempre fare meglio. La strada dell’internazionalizzazione va sicuramente perseguita, con docenti che devono essere in grado di muoversi nel diritto sia in lingua italiana che in lingua inglese. E su questo possiamo crescere ancora, anche pubblicando in lingua inglese per espandere i confini del nostro pensiero. Un problema pratico è legato alle aule e alla loro gestione, e per questo abbiamo bisogno dell’aiuto dell’ateneo che sta già intraprendendo delle iniziative di efficientamento. Un altro miglioramento che ci auspichiamo riguarda il metodo. L’università di Bologna vince quando è in grado di incoraggiare le iniziative dal basso, le idee degli studenti che vanno favorite, perché a volte raggiungono interlocutori che noi dall’alto non riusciremmo a raggiungere. Ascoltare le proposte e le critiche degli studenti per diffondere l’idea che se vieni a Bologna, qualcuno ti ascolta. A livello di classifiche invece i due desideri sarebbero quelli di entrare tra le prime 30 a livello mondiale e tra le prime cinque tra quelle dell’Europa continentale, attualmente ci troviamo al sesto posto».

Rispetto alle università nel mondo, il livello del dipartimento di Scienze giuridiche di Bologna a quale è paragonabile?  

«Oxford, Cambridge e la Sorbona, nate e fondate dai nostri laureati nel medioevo. Dobbiamo cercare di confrontarci con queste università, per quanto sia difficile». 

 

Nell'immagine Michele Caianiello. Foto di Michele Caianiello