8 marzo
La Giornata internazionale dei diritti delle donne venne istituita in America nel 1909. Quell'anno 123 lavoratrici e 23 lavoratori morirono nell'incendio della fabbrica Triangle di New York. L'otto marzo diventa il simbolo dell'emancipazione femminile e nei decenni a seguire assume significati diversi. I movimenti femministi di sinistra si impongono con un'immagine di donna sempre più libera ed emancipata, non più solo madre, ma individuo. Negli ultimi anni la festa sensibilizza anche sui diritti di minoranze etniche e persone Lgbtq+. Ma la pensano tutte così? Cosa vuol dire essere femminista per una donna di centrodestra? Ne abbiamo parlato con Valentina Castaldini, classe 1977, consigliera di Forza Italia alla Regione Emilia-Romagna.
Oggi è l’otto marzo, festa della donna. Si sente rappresentata da questa giornata?
«Ogni anno è motivo di grande riflessione. Tante colleghe vedono in questo giorno un significato importante. È bene ricordare il mondo del lavoro femminile e i diritti delle donne, ma guardando più agli aspetti sostanziali».
Secondo lei esiste un femminismo di destra?
«Non credo sia necessario il termine, quello che so è che sempre più donne fanno politica attiva in Italia. La stessa Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire la sua carica ne è l’esempio. Bisogna pensare alla figura femminile in un modo nuovo non più ideologico. Più che di femminismo io parlerei di “cura attenta” verso le donne e in generale chi è più fragile».
Cosa differenzia questa “cura attenta” dal femminismo di sinistra?
«Il mio desiderio è fare un patto di alleanza sui temi cruciali: la natalità, le imprese e la possibilità per una donna di non dover rinunciare a essere madre per essere lavoratrice. Io non sono mai stata abituata ad andare in piazza, preferisco dialogare. Rispetto chi manifesta ma credo che sia più utile, per il ruolo che ricopro, usare tutti gli strumenti che le istituzioni offrono».
Qual è la condizione della donna in Italia e quali miglioramenti bisogna fare nel mondo del lavoro?
«I miglioramenti da fare sono tanti. Facendo la consigliera regionale mi sono resa conto di quali siano le vere priorità. La formazione, l’accesso ai servizi per l’infanzia, i nuovi lavori, rispondere a esigenze che sono totalmente cambiate negli ultimi anni. Dobbiamo aiutare le donne non solo a prendersi cura dei figli, ma anche dei nonni che hanno a carico. Il 65% della popolazione dell’Emilia-Romagna è composta da anziani e solo alcuni possono permettersi di assumere un badante.
Cosa pensa delle quote rosa?
«Sono molto fortunata perché ogni volta che mi sono candidata c’erano le preferenze. Io sono stata eletta per i temi che portavo e per la conoscenza del territorio, non ho avuto grosse difficoltà a confrontarmi con i colleghi uomini».
In America si sta animando una feroce battaglia mediatica sui diritti civili e in particolare sull’identità di genere. Cosa differenzia un uomo da una donna? Può un uomo diventare donna e viceversa?
«Ormai la società permette di fare tutto. A me non compete il ruolo di stabilire cos’è l’identità, mi interessa la dignità della persona, sono stata eletta per dare risposte pratiche ai problemi dei cittadini della mia regione. Portare nel consiglio regionale problemi americani non fa bene alla nostra comunità e polarizza lo scontro».
Cosa pensa del politically correct che si parla e si scrive in Regione? Ha senso usare gli asterischi o lo schwa?
«C’è molta sensibilità sul tema da parte degli uffici della Regione e la Commissione Parità ha fatto molti studi a riguardo. A me interessa più il contenuto delle leggi che si fanno perché ho letto molte proposte che, al di là della forma, erano vuote di sostanza. Mi interessa il valore aggiunto che un politico apporta. Credo che i cittadini vogliano risposte sull’accesso alla formazione e ai servizi sanitari piuttosto che l’uso degli asterischi».
Per la prima volta abbiamo in Italia una presidente del Consiglio donna ma molte femministe non si sentono rappresentate da Giorgia Meloni. In cosa la presidente aiuta le donne?
«Lei è la presidente del Consiglio e deve rappresentare gli italiani in toto, non solo le donne. Il suo compito è far bene il proprio mestiere e io guardo con molto favore chi ha il coraggio di prendere decisioni difficili».
Un commento sull’elezione di Elly Schlein, prima donna alla guida del Pd?
«Ho seguito con grande attenzione le Primarie del Pd perché entrambi i candidati provengono dalla mia regione. Mi hanno colpito molto le priorità della Schlein: ambientalismo e diritti. Avrei voluto che parlasse più di guerra in Ucraina, di accesso ai servizi e di natalità, un tema strettamente legato al lavoro femminile».
Valentina Castaldini. Foto concessa dalla consigliera regionale