Pd
La vittoria di Elly Schlein sta aprendo una fase di grande riflessione all’interno del Pd, visto il risultato che ha ribaltato l’esito del voto nei circoli. In particolare, tra i sostenitori della mozione Bonaccini ci sono opinioni differenti in merito al contenuto dei prossimi dibattiti post-elezioni. C’è anche chi si chiede se non sia il caso di ripensare a un nuovo modo di fare le primarie.
Come racconta Gianni Ferreri, 27 anni, vicesegretario e militante del circolo Pd Passepartout del quartiere Porto-Saragozza e sostenitore di Bonaccini. «Con la chiusura delle Primarie si crea una grande possibilità per il Partito democratico di aprirsi e avvicinarsi alla società civile», dice. Secondo Ferreri, “si è sempre supposta una perfetta omogeneità tra quello che gli iscritti credevano fosse meglio per il partito e la visione dell’elettorato del Pd”. Tuttavia, il voto nei gazebo porta a rivedere queste posizioni. «Trovo che questa sia una piccola ingenuità che nelle precedenti tornate elettorali era più o meno stata confermata, ma adesso, nonostante la Schlein abbia vinto con un margine non così ampio, nella prospettiva del prossimo congresso sarebbe necessario rivedere le regole del gioco», sostiene Ferreri. Il fatto che il Pd deve considerare è che «gli iscritti hanno un ruolo essenziale nel mantenere vivo ogni giorno il partito e quindi è necessario in qualche modo dare valore al loro ruolo», aggiunge. «Per tale motivo, si potrebbe pensare alle prossime primarie con un unico risultato, quindi con un’unica votazione, che rafforzerebbe notevolmente il segretario entrante. Del resto, se è vero che coloro che hanno votato alle primarie entreranno a far parte del Partito democratico, iscrivendosi, non ha senso che venga messa in luce una divergenza di risultato tra il voto degli iscritti e dei non iscritti, visto che poi Bonaccini ha comunque ottenuto la maggioranza del voto dei tesserati e quasi il 50% del voto alle primarie», conclude Ferreri.
Al di là della necessità o meno di pensare a un nuovo modo di fare le primarie, ciò che preoccupa è come valorizzare l’effettiva centralità degli iscritti nel partito. Secondo quanto dichiarato da Matteo Meogrossi, 38 anni, vicesegretario provinciale del Pd di Bologna, appartenente al circolo di Argelato e sostenitore della candidatura di Bonaccini, «con l’esito del voto ai gazebo si avverte un malcontento piuttosto diffuso tra gli iscritti, i quali vedono il loro ruolo attivo nel partito snaturato rispetto a un qualunque elettore non tesserato». A questa considerazione Meogrossi ha aggiunto: «Si tratta di uno stato d’animo che comprendo, soprattutto perché gli iscritti sono persone che durante tutto l’anno dedicano le proprie energie al partito, per esempio durante le feste dell’Unità, nelle campagne di tesseramento, ecc». Diversamente da Ferreri, secondo Meogrossi, «il problema in sé non è come sono strutturate le primarie, cioè il voto espresso in una o due fasi, bensì trovare una soluzione efficace per riconoscere a chi si adopera quotidianamente dentro e per il partito la sua innegabile importanza».
Al momento è prematuro conoscere qualche anticipazione su queste soluzioni, ma di sicuro se ne parlerà prossimamente. Intanto, è programmato per il 13 marzo nella direzione provinciale Pd un dibattito di profonda analisi sull’esito delle primarie.
In foto Elly Schlein. Foto Ansa