FNSI
“Informazione è democrazia. La mediamorfosi e il lavoro giornalistico” è il titolo del ventinovesimo congresso della Fnsi, Federazione nazionale della stampa italiana, presentato oggi nella sede di Ateliersì, in via San Vitale a Bologna, che affronterà le trasformazioni in corso nei media, la “mediamorfosi”, appunto.
Il congresso, che si terrà da martedì 14 a giovedì 16 febbraio 2023 al palacongressi di Riccione, vedrà la partecipazione di 312 giornalisti delegati dalle Associazioni stampa delle regioni italiane, chiamati ad eleggere il nuovo segretario nazionale della Federazione e a dibattere sui grandi cambiamenti nel panorama giornalistico italiano.
Crisi dell’editoria, precariato e attacchi ai danni della libertà di stampa: saranno questi i temi all’ordine del giorno nella prossima edizione del congresso, durante il quale interverranno, tra i volti noti, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, Alberto Barachini, senatore e sottosegretario all’Informazione, Maurizio Landini, segretario della Cgil, e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.
«Il congresso, chiamato a riflettere sulla caduta libera dell’informazione professionale, cade in un momento non facile ma di profonda trasformazione per il settore» ha detto Raffele Lorusso, segretario nazionale della Fnsi, intervenuto nel corso della conferenza stampa di presentazione, affianco a Matteo Naccari, presidente dell’Associazione stampa Emilia-Romagna e a Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo nazionale della Federazione della Stampa (Clan-Fnsi).
Il congresso sarà, inoltre, l’occasione per rendere noti i dati del “Precariometro”, il questionario nazionale realizzato da Clan-Fnsi ed elaborato da Attraverso lo schermo, Osservatorio dei lavori nell’informazione digitale, per delineare un’immagine aggiornata del profilo del giornalista non dipendente.
Con il coinvolgimento diretto di circa 300 giornalisti, il questionario ha fatto emergere i punti deboli dell’informazione oggi. Sei giornalisti non dipendenti su dieci si dichiarano “molto insoddisfatti” delle proprie condizioni di lavoro; quasi la metà di loro ha subìto riduzioni di compenso unilaterali; uno su tre subisce danni previdenziali dal proprio editore per uno scorretto inquadramento.
«Il “Precariometro” lancia un chiaro messaggio: siamo qui e abbiamo bisogno di esporci», dice Mattia Motta, che definisce l’attività giornalistica “un lavoro povero”, «quanti buoni cronisti e giornalisti stiamo perdendo? Troppi. Ormai questa è una professione dalla quale si scappa».
Della stessa opinione il segretario Lorusso: «I precari dell’informazione sono sempre più precari, mentre i diritti sociali sono stati completamente eliminati dal dibattito pubblico e dal dibattito politico. Non è più accettabile un dibattito pubblico senza queste tematiche, abbiamo delle criticità che vanno affrontate e per farlo non bastano soltanto i giornalisti».
Da sinistra, Matteo Naccari, Raffaele Lorusso e Mattia Motta. Foto di Gloria Roselli